In Corpore Vili
Storia di un fallimento senza resa

Testo, regia, interpretazione e suoni
di Nevio Gambula

Debutto: 9 Febbraio 2019, Verona

«Il pagliaccio non incarna nessun personaggio,
piuttosto lo crea: scende in pista coperto
da una maschera per meglio impiegare
la propria anima.
»
MARIA ZAMBRANO

Ormai solo, un corpo «di poco valore» (il corpo vile del titolo) si consuma sulla pista di un circo abbandonato, nelle vesti di un pagliaccio alle prese col delirante tentativo di trovare la propria anima. Tutto ciò che dice è il riflesso di questa ricerca ossessiva, ai limiti della nevrosi; come se una sofferenza interiore lo costringesse a portare sulla pista il suo desiderio di trovare un senso. E sulla pista si sentirà la sua voce cantare Brel e Brecht, mentre le battute che dirà sono tratte soprattutto da Shakespeare (Macbeth, Riccardo III, Amleto); e poi da Kleist (Pentesilea), Mallarmé (Erodiade), e ancora Muller, Kraus, Beckett. I diversi personaggi richiamati dal pagliaccio confluiscono uno nell’altro, senz’altra logica se non quella che viene dall’urgenza di dire, di esprimersi, di esserci al di là di ogni possibile fallimento. Il suo delirio, privato di ogni inchino alle melenserie dominanti, si compirà nel giro di un’ora, alla fine della quale, chiuso il sipario, il pagliaccio potrà finalmente fare ritorno al proprio nulla.

Materiali:
Scheda artistica
Copione dello spettacolo