Nato d’aprile, da padre operaio e madre casalinga. Famiglia sarda migrante. Scuole a Torino. Servizio militare, istruttore. Il tempo della poesia ruba tempo alla naja. Scrive quaderni nella pausa degli spari. Frequenta un covo di eretici esaltati: la Curva Maratona. Tenta gli studi umanistici, molla presto. Per caso entra in un teatro, in fuga dai lacrimogeni. Comincia la passione. Febbre inesauribile. Teatro appreso da autodidatta: per strada, in viaggio, in cantina, sul palco. Nevrosi da scena, malattia senza ospedale. Altra malattia inguaribile: la politica. Mai smesso di imparare la lingua di Marx. E di Majakovskij, Brecht, Beckett, Muller. Poi libri autoprodotti, e spettacoli, sempre in disparte. Poi l’approdo in compagnia, per diventare grande. Ma non riesce. Passa il tempo. Sparisce dalle scene. Riappare. Si sbarazza della tentazione del successo. Inventa un suo stile: crepe, ritmi spezzati, vertigine di voce, altro senso, ai margini di tutto. Cominciano i figli. Che resteranno. Cinque. Seguono delusioni. E progetti abortiti. E spettacoli . E libri. Non ha niente da trasmettere. E niente da raccontare. Aderisce a Grottesco, Crudeltà e Allegoria. E al lento incedere dell’Ozio e dell’Oblio. Vita sempre ai margini, bruciando di una passione ai limiti della depravazione. Recita tutti i giorni il Minetti di Thomas Bernhard, che un giorno debutterà. Campa. Morirà. Recitando.
[…] Nevio Gambula è un artista poliedrico che incarna la figura dell’intellettuale appartato – e disorganico – nel panorama culturale italiano. Attore, drammaturgo, poeta e saggista, concepisce il gesto artistico come spazio di resistenza e furore espressivo. La sua ricerca, attraversata da una poetica della *discordanza*, tocca aspetti molteplici, ma è unificata da temi ricorrenti come la sconfitta, la rivolta, il nulla e l’assurdità della condizione umana, espressi in uno stile epico e tagliente. Pur radicato nella tradizione marxista, il suo pensiero si sottrae a ogni dogmatismo, configurandosi come una meditazione poetica sul tragico dell’esistenza. Da questa visione scaturisce una pratica artistica e intellettuale che si presenta come un laboratorio di forme alternative di relazione sociale e di intervento culturale. […]